Pittori dell' Est. Bielorussia e Unione Sovietica

A cura di Giannino Magli

La nostra Fondazione è lieta di ospitare una mostra che offre uno sguardo ad una pittura di artisti e paesaggi russi, che non sono i nostri familiari, abitudinari che abbiamo imparato a conoscere; ma che ammirandoli ci suscitano, fanno sorgere in noi gli stessi sentimenti che proviamo quando ci confrontiamo con la natura. Dimostrandoci così che l’effettiva distanza fisica e culturale tra noi e queste opere d’arte viene meno, in virtù di una connessione esperienziale.

Per approfondire il contesto storico-sociale in cui operano questi artisti, qualche estratto dai saggi critici di Raffaele De Grada: “Le gravi vicende che hanno messo in crisi e poi travolto alla fine degli anni Ottanta l’impero sovietico sembra che abbiano risparmiato, almeno nelle arti, il verde territorio della Bielorussia dove opera un gruppo di pittori paesisti. È infatti piacevole constatare come questi artisti bielorussi abbiano sempre mantenuto, nonostante tutto ciò che è stato detto circa l’oppressione degli intellettuali in quel paese, una costante felicità di vivere tanto lontana dalle angosce del mondo contemporaneo.”
E Marzio Dall’ Acqua: “Da questi frammenti del passato sembrano emergere i pittori che veniamo scoprendo, prima ancora che presentarli, artisti di un mondo marginale, ma solo apparentemente semplice, come si è detto, nel quale i fermenti, a lungo lievitanti, possono esplodere all’improvviso in notevoli personalità, in opere estremamente significative che attingono valori estetici non comuni. In realtà, come dimostrano le vicende individuali degli artisti che qui presentiamo, la strada per arrivare alla pittura parte da molteplici e diversi sentieri, tutti segnati da una forte vocazione personale, da condizioni economiche e culturali di estrema povertà, da un sogno coltivato con tenacia, con quella ostinazione che solo i russi sembrano avere, oltre ogni condizionamento reale. Passione e temperamento hanno contraddistinto sempre un tratto distintivo delle arti russe. (…)La pittura però è sempre sapiente, sempre efficace, sempre di forte sentire, anche se forse sono proprio i paesaggi con il loro silenzio, con la loro assenza dell’uomo, con il loro carattere di eternità e di incontaminati spazi, con quel senso di sospensione di ogni evento, di ogni temporaneità che suggeriscono il perenne amore per la natura russa, quasi un archetipo. Anche se qui i cieli sono alti e scorrono maestosi, lenti ed indifferenti per le cose degli uomini, rimandando forse per questo ad ogni possibile salvezza.”